Una fuga fuori stagione: 5 spunti per capire dove vogliamo andare
Scappare dal quotidiano è un’esigenza che non rispetta il calendario. E che ci spinge a chiederci di che cosa abbiamo davvero bisogno
Lavoro e impegni familiari ci impongono di limitare le vacanze ad alcuni periodi dell’anno. Ma come fare quando la voglia di fuga ci assale fuori stagione? Del resto, non è così inconsueto. Anzi, è proprio quando le ferie estive sono un ricordo ormai remoto e quelle di Natale sembrano ancora troppo lontane che ci prende quello struggimento tipico da partenza.
Per placarlo un po’, può essere utile dedicarci alla programmazione. Di un viaggio come di un lungo weekend, da organizzare fin nei minimi dettagli, immaginando perfino il colore delle tende della casa che ci ospiterà, o al contrario da affrontare con una certa dose di incoscienza, avendo bene in chiaro solo la data di partenza e di ritorno.
Per la destinazione, tutto è concesso. C’è chi ritrova se stesso immerso nella natura, chi nel rumore di una città o di un quartiere sconosciuto. Una fuga in un capanno sul lago o in una baita sulle montagne, dove il cellulare non prende e gli unici suoni sono i fischi delle marmotte e il vento tra gli alberi, può essere per alcuni liberatorio, per altri fonte d’ansia.
Lo stesso dicasi per una doppia immersione in un luogo e in un tempo antico. Esplorare la storia e il passato in una vecchia dimora può essere uno splendido modo per fare pace con il presente, ma espone anche al rischio di perdere le coordinate, di non trovare quei legami con abitudini e usi contemporanei tutto sommato rassicuranti.
Insomma, anche per decidere dove ci porterà la nostra fuga dobbiamo creare già in noi stessi un piccolo angolo di vacanza. Un luogo di pace che faccia emergere i nostri bisogni e desideri più sinceri. Solo a quel punto potremo puntare con sicurezza il dito sulla mappa e affermare: sì, vorrei proprio essere qui!
Invito alla meditazione
Una capanna sul lago. In Finlandia. L’architetto Teemu Pirinen dello studio Pirinen & Salo ha disegnato questo ambiente ad alto tasso di spettacolarità per un regista. Uno spazio cinematografico dove creare o anche solo contemplare. Lo scatto è di Marc Goodwin.
Fuga in un interno normanno
Pare che il tempo si sia fermato, in questa favolosa sala da pranzo a Rouen, in Normandia. La stylist Aude Malbat Christin ha cristallizzato la poesia di un luogo magico unendovi le suggestioni antiche della carta da parati panoramica Campagne Grisaille di Ananbô.
Rigorosa pace
La coppia di architetti Zoe Chan e Merlin Eayrs dello studio Chan+Eayrs ha ristrutturato un edificio a sei piani di Spitalfields, nella zona est di Londra, per andarci a vivere. Costruita dagli ugonotti giunti in Inghilterra dalla Francia, The Weavers House, la casa dei tessitori, è permeata da un pacificante senso di rigore. La foto è di Michael Sinclair.
Paesaggio fatato
La prospettiva di un elfo. O comunque di un abitante dei boschi. Nell’olio su lino intitolato Green Goodess il lago dipinto dall’artista britannico Max Naylor spunta oltre un intrico di vegetazione che invita al sogno. E alla fuga. Tra felci scarlatte, soffice muschio e alberi ricoperti da funghi e licheni.
Chill Out
Voleva staccare da tutto e da tutti, il fotografo Even Tryggstrand. Ci è riuscito alla grande nella Birdbox di Skaara Living nei boschi della Norvegia. Con vista su fiordi e montagne ma priva di acqua corrente e altre amenità, regala una immersione completa nella natura. Una fuga impegnativa ma efficace.
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