La ghirlanda di Natale: 5 spunti per rileggere la tradizione
Sacro e profano si intrecciano tra i rami della corona dell’Avvento, simbolo religioso diventato decorazione per la casa in festa
La ghirlanda di Natale ha un’origine relativamente recente. Non parliamo ovviamente della corona di alloro, nota fin dall’antichità e usata per glorificare dei, eroi, principi e imperatori ma di quella composizione tipicamente natalizia formata da rami di sempreverde intrecciati, disposti in forma circolare e guarniti generalmente con bacche rosse, pigne, palline, fiocchi e altre decorazioni più o meno scintillanti. A completare il tutto, questa corona è dotata di luci: candele nella versione tradizionale, piccoli led in quella più aggiornata.
Per quanto non sempre presenti nei festoni che addobbano strade e palazzi, portoni e finestre, le fiammelle sono in realtà il senso ultimo della corona dell’Avvento propriamente detta. Nata presso i luterani tedeschi del XVI secolo, questa ghirlanda era dotata di candele e riprendeva la tradizione pagana di accendere le luci per ingraziarsi le divinità del sole traducendola in termini cristiani.
Sarebbe stata perfezionata verso la metà dell’Ottocento da un pastore protestante, Johann Hinrich Wichern, allo scopo di educare i bambini che frequentavano la sua scuola missionaria in Germania. Impazienti come tutti i bimbi, pare che i piccoli protetti del religioso gli chiedessero ossessivamente quanto mancasse al Natale, tanto da costringerlo a usare una vecchia ruota di carro per scandire il tempo. Accendendo ogni giorno una delle 24 candele che vi aveva posto sopra.
L’evoluzione, e semplificazione, di questo particolare candelabro avrebbe ridotto le candele a 4, una per ciascuna domenica dell’Avvento, eventualmente completate da una quinta, centrale e da accendere a Natale. Molto popolare nei paesi nord europei nei quali era nata, la corona dell’Avvento avrebbe finito col conquistare anche le regioni più a sud. Trasformatasi in una delle più classiche decorazioni natalizie, ha conservato la forma circolare, inizialmente simbolo di rinascita ed eternità, e solo in parte l’impiego di rami sempreverdi.
Usata perlopiù come centrotavola nella posizione orizzontale, si è diffusa soprattutto nella sua versione diciamo così profana, in verticale, appesa a porte e finestre come simbolo di festa. Priva in questo caso di candele, la ghirlanda di Natale conserva in massima parte l’elemento naturale, che va dai rami alle bacche, dalle pigne alla frutta secca, prestandosi alle elaborazioni più personali e originali.
Anarchica
Non va in vacanza il negozio londinese di Juliet Glaves. E anche se la stagione dei fiori freschi si è chiusa a ottobre, ora la talentuosa floral stylist concentra il suo genio su sempreverdi, bacche o, come qui, eterei rami di lunaria. Trasformandoli in una ghirlanda di Natale magnificamente anarchica. La foto è di Polly Wreford.
Eterea
Come piccoli acrobati sospesi sul vuoto, le candele e i loro eterei supporti dialogano con la pacata eleganza di questa mise en place. Tutta giocata sul verde ton sur ton di rami, tovaglia e tovaglioli firmati Lovely Linen.
Controcorrente
Una nuvola di fronde, ciuffi e rami secchi sorvola un tavolo rigorosamente giocato sui toni del legno e della terra. Mancano i colori della tradizione, ma ogni dettaglio parla indiscutibilmente di Natale in questa magnifica istallazione firmata da Signe Bay e Linda Lomelino.
La ghirlanda di Natale della tradizione
Fuori, un paesaggio innevato. Dentro, biscottini speziati, frutti rossi, candele e la più classica delle corone appesa alla parete di legno. Come dire, il Natale della tradizione riassunto in una sola immagine. Di H&M Home, via jultiderna.
Senza tempo
Pare di sentire il profumo dei mandarini appena sbucciati in questo scorcio della cucina di tthese_beautiful_thingss. A casa di Viktoria si respira aria di Natale dall’inizio dell’autunno, con i rami dalle foglie ambrate trasformati in ghirlande senza tempo.
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