Giardini d’inverno: 5 proposte di design per portare la natura in casa
Outdoor e indoor si intersecano in locali dove piante e persone convivono con reciproco vantaggio
Parlando di giardini d’inverno, tutto sarebbe iniziato nel Cinquecento. I mercanti portavano arance e limoni dai paesi caldi e a qualcuno di ricco, su al nord, era venuta voglia di coltivarseli in casa, quei deliziosi frutti. Semplificando, sarebbe questa l’origine delle orangerie, luminosissimi ambienti chiusi dove coltivare piante che altrimenti non avrebbero retto a rigori invernali e clima ballerino.
La differenza con le serre era che, in quei luoghi, vi si trascorreva anche del tempo, si incontravano le persone, si prendeva il tè o si leggeva un libro. Costruiti prima in legno e poi in quel ferro tanto amato dallo stile floreale fin de siècle, i conservatory inglesi e le citronerie francesi si sarebbero via via evoluti, complici anche le diverse disponibilità di spazio delle abitazioni moderne. Già, perché non tutti hanno a disposizione un parco per installarvi una casetta di ferro e cristallo dove ricevere gli amici…
Giardini d’inverno moderni
In compenso, proprio il rimpicciolirsi degli spazi abitabili ha fatto sì che architetti e designer trovassero una soluzione vantaggiosa per tutti. A trasformarsi in giardini d’inverno sono state così zone di passaggio dalla natura ibrida, luminose perché dotate di vetrate e lucernai ma bisognose di essere ripensate per un uso quotidiano.
E che dire poi dei terrazzi e balconi verandati? Scelta inconcepibile per quanti farebbero carte false per avere un seppur piccolo spazio all’aperto, questi locali sono in realtà una risorsa per chi possiede una casa minima e desidera sfruttarne tutto l’anno ogni metro disponibile. Al contrario, giocarsi bene un ambiente dotato di grandi finestre può sopperire alla mancanza di uno spazio en plein air. Riempiendolo di piante, certo, ma anche arredandolo come se si trattasse di un giardino, con quei mobili in ferro o in rattan che fanno subito vacanza e relax.
Le mille e una pianta
Un sogno esotico in bianco e verde, con vista spettacolare sullo Stretto di Gibilterra. Siamo a Villa Mabrouka, ex dimora di Pierre Bergé e Yves Saint Laurent a Tangeri oggi trasformata in hotel di lusso. Circondato da piante che trovano spazio anche all’interno, tra pavimenti a scacchi, dipinti e archi moreschi. Foto di Francois Halard via AlfaOne Concierge.
Crescita verticale
Stretta tra altri palazzi di Hanoi, in Vietnam, la casa progettata da ODDO architects e fotografata da HoangLe Photographer si sviluppa in altezza. I primi due piani sono lasciati open space, così che la luce penetri ovunque e nutra anche i preziosi ospiti verdi. Via Architonic.
Senza confini
Non poteva che chiamarsi Varanda, terrazzo in portoghese, l’appartamento disegnato da Estudio Guto Requena. In mancanza di uno spazio all’aperto, gli architetti dello studio di San Paolo hanno trasformato l’intera casa in un giardino, iperconnesso e polifunzionale. Foto di Maíra Acayaba.
Da manuale
Piante vere e tante altre dipinte su carta fatta a mano trasformano i locali di questa villa di San Francisco in un immenso testo di botanica. E il riferimento della wallpaper firmata da de Gournay è davvero dotto: l’Hortus Cliffortianus scritto da Carlo Linneo e illustrato da Georg Dionysius Ehret.
Massimalista
Perfetto esempio dello spirito spumeggiante di Justina Blakeney, artista e designer fondatrice di Jungalow, questo coloratissimo living ha molto a che spartire con una serra. Ma anche con un portico, un giardino, un terrazzo, una veranda… La foto è di Jenna Ohnemus Peffley.
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