Ritrovare la leggerezza nel design e nella natura: l’antidoto alla seriosità in 5 immagini
Da un lampadario a una tenda sottile, da un fiore di campo a un interno giocoso, la levità ci salverà
Spesso è confusa con la superficialità. O addirittura con la banalità. La leggerezza nel design potrebbe addirittura comunicare insicurezza, scarsa affidabilità progettuale. Piace di più parlare di solidità, peso, sostegno. Lasciando per una volta in pace Italo Calvino, che alla riabilitazione del concetto, in letteratura e non solo, ha dedicato la più citata delle sue Lezioni americane, scomoderemo invece l’imprescindibile Gio Ponti. Che nel 1957 firmava per Cassina la sedia Superleggera, un capolavoro di equilibrio tra forma, materia e, appunto, leggerezza.
E vogliamo poi parlare di Parentesi? La lampada disegnata nel 1971 da Achille Castiglioni e Pio Manzù per Flos rinuncia alla solidità di un braccio o di una rigida piantana per affidarsi al sostegno di un cavetto di acciaio teso tra soffitto e pavimento. Leggero e solido insieme.
Dai progetti dell’uomo a quelli nati dalla terra
Non sovrapponibile completamente al minimalismo, la leggerezza nel design può divertirsi a giocare con materiali sottili come la carta di riso o trasparenti come il cristallo, comparendo però a sorpresa anche in strutture in ferro o di pietra. In questi casi le linee sono sempre essenziali come nelle icone citate, concentrando nella forma perfetta la funzionalità dell’oggetto.
Passando dai progetti destinati a durare nel tempo a più impalpabili emozioni, la leggerezza può essere evocata anche da un soffio di vento. Da una finestra aperta che va volare una tenda e ondeggiare un lampadario. È qui che potremmo confonderla con la frivolezza. Ma sarebbe un errore. Come credere che fermarci a raccogliere un soffione sia una perdita di tempo. Giocandoci l’occasione di volare in un tempo passato. Con un semplice sbuffo leggero.
Tra globi trasparenti
Trasformato negli anni in ufficio, questo appartamento nell’elegante quartiere madrileno di Almagro ha recuperato grazie a Angela Bermúdez la sontuosità delle sue origini. Compresi gli alti soffitti, capaci di accogliere un lampadario sì etereo, ma dalle dimensioni impegnative.
Interno caraibico
Tucani e scimmiette sospesi su esili rami fioriti. È quanto popola le tende e i pannelli dipinti a mano di de Gournay in questa sala da pranzo firmata Kemble. Siamo a Sea Island, in Georgia, in una villa progettata in stile caraibico dallo studio D. Stanley Dixon Architect. Foto di Eric Piasecki.
La leggerezza nel design di un salotto
Sospesa tra un mobile di Calder e il modellino di un sistema planetario, la lampada Chanpen è realizzata in abaca intrecciata, una fibra tessile naturale ottenuta dalla lavorazione di una pianta conosciuta anche come canapa di Manila. Disegnata dall’artista Anon Pairot per Forestier, è stata scelta da GCG Architectes per un interno eclettico e giocoso. Foto di Nicolas Mathéus.
Tornare bambini
Lo chiamano dente di leone, per le foglie, o soffione, per i semini volanti che tanto ci divertivano da piccoli… Non c’è età, però, per riconoscere l’impalpabile bellezza delle infiorescenze del tarassaco. L’artista Katrin Engler ha reso loro omaggio con questa magnifica foto.
E tutto il mondo fuori
Sole e luna, morbido e rigido, lucido e opaco. Il giorno e la notte si incontrano nella sala da pranzo di questa suite del @montesolexperimental, storico hotel di Ibiza che la designer Dorothée Meilichzon ha da poco ridisegnato. La foto è di Romain Ricard.
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